Da Visitare

Santuario della Madonna della Neve al Gaggio

Il santuario della Madonna della Neve al Gaggio è un edificio sacro che si trova in località Il Gaggio a Podenzana.
Venne edificato verso la fine del Seicento; nel 1702 era già in rovina, tuttavia il forte culto che attirava lì pellegrini da molte parti della Lunigiana ne determinò la ripresa. Il toponimo (che deriva da ga haga) è antico ed evoca strutture di insediamento longobardo nel territorio della Lunigiana; appare infatti già citato nella dotazione di Adalberto di Toscana all’abbazia di San Caprasio nell’884. Qui la tradizione popolare vuole che attorno ad un secolare castagno sia apparsa la Madonna o si sia rinvenuta una sua immagine miracolosa. Ciò che resta del sacro castagno è ancora conservato nel Santuario: lo si dovette proteggere perché i devoti usavano portare con sé una sua reliquia.

La presenza di un oratorio dove si venera la Madonna con gran concorso di popolo (che parla di numerose grazie) è ricordato nella visita pastorale della prima metà del 1600. Nel 1615 i Malaspina offrono alla chiesa un’acquasantiera ancora esistente. A fine 1500 risultano agli atti donazioni di terre alla Madonna “de Gagio”. La leggenda di fondazione riferisce di un boscaiolo eretico bestemmiatore che nel colpire un castagno udì la voce della Madonna che, apparsa sul castagno e ferita, gli diceva: “perché mi fai male ?”. Convertitosi, sul luogo dell’apparizione, attorno al castagno, sorsero l’altare e il santuario. Il frammento di castagno fu ritrovato nella prima metà del 1900, aprendo- su richiesta del vescovo- una breccia nel muro dell’altare.Il legno, protetto dal vetro, è visibile dietro l’altare e davanti ad esso sfilano i pellegrini che giungono a migliaia il cinque agosto. L’immagine dipinta, di fattura popolare, è stata restaurata frettolosamente cancellando le tracce di sangue che correttamente ( secondo la tradizione) erano state dipinte nel passato.L’iconografia riproduce la Vergine con Bambino di una bella pala marmorea quattrocentesca conservata nel castello Malaspina e commissionata dagli “huomini di Podenzana”. Non è escluso che questa icona marmorea fosse stata in origine proprio all’interno dell’oratorio: non si spiega la sua attuale collocazione all’interno del castello Malaspina, essendo i committenti i capifamiglia di Podenzana.

Pieve di Sant’Andrea a Montedivalli

Ubicata sulla cima di una collina, già in epoca medievale, dominava su di un bivio tra due assi stradali di notevole importanza: la via Aurelia e la “strada dei feudi malaspiniani”, la quale metteva in comunicazione la Val di Magra con la Val di Vara.

La prima attestazione storica che dimostra l’esistenza della chiesa di Sant’Andrea è il diploma del 19 maggio 963 nel quale l’imperatore Ottone I riconosce ad Adalberto, vescovo di Luni, alcuni antichi possedimenti della chiesa fra cui il “castrum sancti Andree”. Oggi non è presente alcuna traccia visibile del castrum; poiché dal 1185 non apparve più su documenti ufficiali si presume che la sua funzione militare già nel XII secolo decadde.

La Pieve di Sant’Andrea viene citata come pieve e non più come castrum nel privilegio papale di Eugenio III del 11 novembre 1148. In tale contesto si parla di chiesa matrice di ben quattro cappelle:

  • San Martino di Durasca in località Pian di Follo documentata in un diploma del 950 come capolinea di una strada che attraversava il golfo di La Spezia e saliva fino alla bassa Val di Vara.
  • San Lorenzo di Tivegna, la quale fu menzionata per la prima volta nel 1229.
  • San Remigio di Castiglione, sita lungo la sponda sinistra del Vara in prossimità della via Aurelia.
  • Santi Niccolò e Margherita di Madrignano, compresa nel circuito del “castrum malaspiniano”.

Da alcuni studi effettuati, analizzando la piccola statua murata nella facciata sinistra, si riconduce l’iconografia a Venanzio, vescovo di Luni, nominato da papa Gregorio Magno. Venanzio ebbe il compito di evangelizzare le zone della Lunigiana e frenare l’avanzata longobarda. L’autorizzazione concessa alla comunità di Montedivalli nel 1700 di battezzare nella chiesa di San Rocco, posta in un luogo più vicino al centro abitato, fece sì che il fonte battesimale fosse traslato dalla sua ubicazione originaria in Sant’Andrea. Inoltre questa concessione comportò una progressiva perdita di importanza della chiesa matrice da cui le cappelle, menzionate da Eugenio III, ottennero la totale indipendenza.
Dopo dieci anni di chiusura, a causa di vari restauri, l’11 dicembre del 2011 la pieve millenaria di Sant’Andrea di Montedivalli ha riaperto ai fedeli. Alla celebrazione per la riapertura al culto hanno partecipato autorità civili ed ecclesiastiche, tra cui anche il sindaco di Podenzana Riccardo Varese.

La pieve di Sant’Andrea è costituita da tre navate concluse da tre absidi. La piccola abside della navata destra non è percepibile all’esterno poiché inglobata nella costruzione del campanile, avvenuta in età barocca. Coro ed altare sono impostati ad un’altezza maggiore rispetto alle navate.
L’edificio ha una pianta irregolare e ciò è probabilmente determinato dalla necessità di reimpiegare strutture più antiche. Le sei colonne di diversa altezza e con capitelli differenti sono elementi di reimpiego e ciò è ravvisabile osservando le loro basi, che hanno altezze diverse così da regolarizzare la quota d’imposta dei capitelli e delle arcate a tutto sesto che dividono la nave maggiore dalle due laterali.
La copertura è a capanna e mostra rimaneggiamenti piuttosto recenti. In origine si aveva lo stesso tipo di copertura, ma le attuali tegole in laterizio hanno sostituito un antico manto di lastre in pietra, usate anche per la realizzazione del pavimento ricostruito in età moderna.
La pieve all’esterno è totalmente rivestita da un parametro lapideo a grandi conci squadrati la cui analisi permette di recepire le varie fasi di restauro cui fu soggetta.
La parte del parametro lapideo a conci molto grandi, alla destra dell’ingresso in facciata, risulta essere il frammento più antico poiché testimonia particolarità costruttive diverse rispetto al altre porzioni delle mura dove sono stati creati piani di raccordo inclinati per coprire l’arretramento del piano della facciata.
La pieve di Sant’Andrea ha avuto nel tempo problemi di natura strutturale e per questo fu soggetta a numerosi rifacimenti come testimoniano la data 1643 posta sull’architrave del portale in facciata e la data 1930 sulla parete nord. Sia sul fianco destro che su quello sinistro il paramento lapideo esterno è interrotto da una monofora in prossimità del coro. Il fianco destro sembra aver subito un minor numero di rimaneggiamenti rispetto ad altre parti della chiesa.
In conclusione della struttura è posto un emiciclo absidale decorati con archetti pensili dai peducci scolpiti. Questo elemento decorativo risulta essere piuttosto raro nel levante ligure dove gli influssi degli stilemi architettonici del romanico antelamico-genovese si fanno sentire alla fine del XII sec.. Troviamo il sistema ad archetti pensili anche nel capannine di San Venerio di Migliarina e nella cappella di San Bartolomeo a Ponzò del XII secolo.

 fonte: wikipedia

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